Pagelle Tirreno-Adriatico 2022: Pogacar (sempre) perfetto, bentornato Landa. Evenepoel bocciato

Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), 10 e lode: Stiamo commentando la perfezione ciclistica. Imbattibile praticamente su ogni terreno, lascia qualcosa agli altri soltanto nella cronometro d’apertura (in cui paga lo sforzo delle Strade Bianche) e sui muri verso Fermo, in cui la strada sbagliata gli costa la possibilità di fare en plein nelle tappe mosse. A Bellante parte giusto in tempo per battere tutti con la sua progressione, sul Monte Carpegna sfodera un’altra prova da fuoriclasse assoluto. Sembra gareggiare contro sé stesso, più che contro gli altri, con l’intento di migliorarsi sempre. Anche per questo emoziona ogni volta.

Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma), 9: Non è appariscente come alcuni dei suoi avversari, ma arriva sempre al risultato sperato. Nelle due battaglie per gli uomini di classifica cede soltanto a un Pogacar imbattibile, per poi accodarsi a lui anche in classifica generale. Sul Carpegna sembra essere dietro al solo sloveno e, in parte, a Landa, ma rispetto allo spagnolo ha più continuità e più forza a cronometro, anche quando (come a Lido di Camaiore) non riesce a esprimersi al massimo delle sue possibilità. L’anno scorso era la sorpresa, oggi è una certezza.

Mikel Landa (Bahrain-Victorious), 8: Rimane abbastanza coperto per buona parte della corsa, poi torna a mostrare le sue grandi qualità in salita sul Carpegna. Sulla salita regina della corsa fa il ritmo quando può, arrendendosi di fatto al cambio di ritmo di Pogacar. In crescita dopo un inizio non brillantissimo, lo spagnolo sta recuperando fiducia dopo un 2021 davvero difficile a livello fisico e mentale. Quando sta bene, in salita, è di una bellezza rara per chi lo vede. Speriamo di poterlo vedere così, senza infortuni e cadute, per tutto il 2022.

Filippo Ganna (Ineos-Grenadiers), 8: Vince, anzi, stravince la cronometro d’apertura contro due motori come Evenepoel e Pogacar, tiene la maglia azzurra per due giorni e la cede soltanto quando Pogacar attiva la modalità fenomeno. Oltre a questo, va sottolineato il suo encomiabile atteggiamento da uomo-squadra: pur da leader della generale, lavora sempre per mettere Viviani nella posizione migliore per le volate. Non è così scontato che un bicampione del mondo in carica e primo in classifica si spenda così per i compagni.

Richie Porte (Ineos-Grenadiers), 7,5: Un altro dei corridori che sembrano non invecchiare mai. Partito un po’ in sordina nella squadra di Richard Carapaz e Tao Geoghegan Hart, a 37 anni mette in piedi una prestazione solida, dimostrando di essere ancora uno dei migliori al mondo nelle corse da una settimana. In salita si fa vedere raramente ma tiene il suo passo per limitare i danni, a cronometro rimane una certezza. Il quarto posto in classifica generale è un premio al suo gran lavoro, anche in questi ultimi anni.

Warren Barguil (Arkea-Samsic), 7,5: Una sola occasione per i fuggitivi, la coglie nel migliore dei modi. Entra nella fuga verso Fermo, ci crede dall’inizio alla fine e si fa trovare sempre nella posizione giusta quando si tratta di muoversi in avanti. Alla fine porta a casa un successo di tappa che lo rilancia alla grande e ci fa capire quanto avesse bisogno di correre con più liberta e senza la pressione di dover a tutti i costi fare il capitano in una corsa a tappe.

Phil Bauhaus (Bahrain-Victorious), 7,5: Arriva alla corsa senza i riflettori puntati addosso, con una squadra votata soprattutto alle salite e alla protezione dei capitani per la classifica generale, ma tra i velocisti è quello con più continuità. Sesto a Sovicille, settimo a Terni, a San Benedetto del Tronto trova la sua giornata di gloria con una splendida rimonta negli ultimi metri, che vale un successo preziosissimo. L’impressione è che il tedesco, con il treno giusto, possa essere protagonista in questa stagione.

Marc Soler (UAE Team Emirates), 7,5: Se in passato aveva più volte mostrato insofferenza nel ruolo di gregario, nella sua nuova squadra, complice sicuramente la riconosciuta superiorità del capitano, è perfetto nel compito, dimostrandosi tra i più forti in salita. Sempre pronto a scortare il compagno, completa una squadra sempre più forte con Davide Formolo, Rafal Majka, Mikkel Bjerg, ma anche Max Richeze e Pascal Ackermann.

Thymen Arensman (Team DSM), 7: La bella sorpresa di questa Tirreno-Adriatico. Parte con un bel sesto posto nella cronometro d’apertura e, quando tutti si aspetterebbero di vederlo scivolare sempre più indietro, dimostra di avere il passo di alcuni ottimi scalatori anche in salita. Il sesto posto in classifica generale, in un percorso che lasciava meno possibilità ai cronoman rispetto ad alcune edizioni del passato, può essere un trampolino di lancio per la sua carriera e gli dà uno status diverso in squadra.

Quinn Simmons (Trek-Segafredo), 7: Non arriva mai la ciliegina sulla torta di una vittoria di tappa che, per come ha corso, avrebbe meritato. Centra due belle fughe ed entrambe le volte risulta il più forte degli attaccanti, anche quando si trova ad affrontare Alaphilippe. Gli manca solo quel pizzico di fortuna di avere la giornata giusta, ma il talento è cristallino e l’impressione è che non abbiamo ancora scoperto i suoi limiti. La maglia verde di miglior scalatore, per ora, è un premio per il suo modo di correre entusiasmante.

Jai Hindley (Bora-Hansgrohe), 7: Rieccolo lì. L’australiano torna finalmente a far vedere le sue qualità, in salita e difendendosi anche a cronometro per cogliere un ottimo quinto posto in classifica generale. Si fa trovare quasi sempre pronto sia verso Fermo sia sul Monte Carpegna, dove è costretto a cedere soltanto nei confronti di corridori più forti, o almeno più in forma, di lui, su questo tipo di percorso. Un segnale incoraggiante per il futuro.

Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), 7: Dopo oltre un anno di fatiche e sofferenze fisiche e psicologiche, vederlo in top ten alla Tirreno-Adriatico è davvero una bellissima notizia per tutti gli amanti del ciclismo. Non ha ancora la condizione per fare la differenza in salita, ma lotta in crescendo con le unghie e con i denti per ottenere la top ten in classifica generale, con qualche buon piazzamento di tappa. Dopo quello che ha passato, è oro colato.

Damiano Caruso (Bahrain-Victorious), 7: Come sempre, il siciliano fa il doppio lavoro di capitano e gregario di lusso. Non è brillantissimo a Bellante, ma migliora con il passare dei giorni e sul Monte Carpegna aiuta l’azione di Landa, per poi mettersi a ruota di Hindley e Pinot. Diciamoci la verità: un Damiano Caruso in squadra servirebbe a ogni capitano. Che poi riesca a fare top ten anche lavorando per gli altri è un’altra, piacevole conferma.

Tim Merlier (Alpecin-Fenix), 7: Coglie subito l’opportunità di andare a segno con la bella vittoria in volata a Sovicille, dove riesce a trovare lo spazio giusto in una giornata non semplice. Ormai raramente fallisce un appuntamento importante, tra corse di una settimana e Grand Tour: in assenza di Van der Poel, assieme a Jasper Philipsen è ormai affidabile uomo di riferimento per le volate, pur mancando forse di continuità.

Caleb Ewan (Lotto Soudal), 7: Rimane imbottigliato in una volata, vince nella successiva, si ritira dopo pochi chilometri il giorno dopo. Una normale settimana italiana per l’australiano, già concentrato sui prossimi obiettivi. Alla fine, comunque, conta solo il risultato. Forse…

Pello Bilbao (Bahrain-Victorious), 6,5: Lo spagnolo si fa vedere con una buona azione in discesa dopo il primo passaggio sul Carpegna, ma in generale sembra abbastanza pimpante. Il nono posto finale, dopo il sorprendente quinto alle Strade Bianche e la bella prestazione all’UAE Tour, è conferma di un corridore che meriterebbe maggiori spazi in prima persona.

Victor Lafay (Cofidis), 6,5: Vincitore di tappa allo scorso Giro d’Italia, si conferma corridore che può ambire a risultati importanti, affrontando i big senza paura, tanto da essere lui a iniziare l’azione decisiva a Bellante, dove chiude terzo alle spalle di Pogacar e Vingegaard, dopo aver corso con grande prontezza di spirito.

Enric Mas (Movistar) 6,5: D’accordo, non conclude la corsa e in realtà non lotta mai davvero per la vittoria di tappa. Quando però la corsa si fa dura sul Carpegna, lui risponde presente e rimane nel primo gruppo degli umani, dietro l’imprendibile Pogacar. Una caduta in discesa non gli consente di lottare per qualcosa di concreto, ma la condizione sembra incoraggiante.

Tao Geoghegan Hart (Ineos-Grenadiers), 6,5: Discorso abbastanza simile a quello fatto per Mas. In più, riesce a farsi vedere nella terza tappa, quando parte dal gruppo per rientrare su Pogacar, che aveva allungato sul traguardo volante. Il britannico manda segnali che in passato erano arrivati raramente nelle corse di inizio stagione. Peccato che al momento decisivo una scivolata lo metta ko.

Olav Kooij (Jumbo-Visma), 6,5: Gli manca sempre il guizzo finale, è vero, ma il neerlandese classe 2000 è sempre lì. Secondo nella prima volata, terzo nella successiva, manca l’appuntamento con il grande risultato solo a San Benedetto del Tronto, dove chiude ottavo una tappa che ha iniziato con una caduta dopo pochi chilometri. I migliori sprinter al mondo dovranno sempre più presto fare i conti anche con lui.

Kaden Goves (Team Bike-Exchange Jayco), 6,5: Zitto zitto, l’australiano si sta ritagliando il suo spazio nel mondo dei velocisti. Terzo nella volata d’apertura, si ripete con lo stesso risultato a San Benedetto del Tronto. Il classe ’98, alla sua seconda stagione da professionista, sembra prossimo alla fase in cui potrà trovare la sua dimensione.

Giulio Ciccone (Trek-Segafredo), 6: Settimana tutto sommato regolare per l’abruzzese, che chiude quinto a Bellante e ottavo nella tappa regina, per finire in decima posizione nella classifica generale. Niente di esaltante, ma un buon inizio su cui costruire una stagione in cui potrà essere protagonista.

Arnaud Démare (Groupama-FDJ), 6: Non ce la sentiamo di bocciare il velocista francese, che a Terni ha mancato di poco la vittoria. Di certo arrivava a questa Tirreno con ambizioni più importanti, e di fatto in due occasioni su tre non ha nemmeno avuto davvero l’opportunità di lottare per il successo. La condizione non sembra mancare del tutto, ma in qualche circostanza gli è forse mancato il treno o il fiuto per farsi trovare nella posizione giusta al momento giusto. Fatto sta che il bilancio non può andare oltre la sufficienza tirata, un po’ anche sulla fiducia.

Giacomo Nizzolo (Israel Premier-Tech), 6: Come Démare, sperava di raccogliere qualcosa di più concreto in questa Tirreno, ma non va oltre il secondo posto nella tappa finale. Un buon piazzamento, certo, ma l’impressione è che il lombardo avesse qualcosa di più nelle gambe. Chissà che non riesca a mostrarlo già nei prossimi appuntamenti, magari a Sanremo.

Julian Alaphilippe (Quick-Step Alha Vinyl), 6: Il campione del mondo si mette in mostra con qualche azione interessante, seguendo l’allungo di Pogacar dopo il traguardo volante verso Terni e collaborando con lui, in un’azione comunque neutralizzata dal gruppo. Nella tappa regina centra la fuga, ma viene distanziato da Simmons e lavora per Evenepoel finché ha energie. In generale, insomma, si mette in mostra ma non riesce mai a essere concreto: in una corsa con un paio di arrivi perfetti per le sue caratteristiche, non arrivano ottimi segnali. La sufficienza per il grande lavoro che è pronto a svolgere per la squadra, onorando la maglia di campione iridato con umiltà.

Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty-Gobert), 6: Non la prestazione più brillante né convincente per lo scalatore lucano, che comunque ci mette sempre l’anima, concludendo a ridosso della top10 una delle prime corse dopo un inverno vissuto senza alcuna certezza.

Romain Bardet (Team DSM), 6: Arrivato con le incertezze fisiche dopo aver dovuto saltare la Strade Bianche, il francese lotta e combatte ogni volta che la tappa può essere adatta a lui. Una settimana in crescendo, vissuta con la solita grinta.

Benjamin Thomas (Cofidis), 6: Tanta generosità e tanto coraggio per il corridore che per qualche ora sembra anche poter diventare nuovo leader della generale. Le illusioni scompaiono e dopo quelle grandi fatiche si va spegnendo, ma è un altro segnale di una crescita a tutto tondo.

Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl), 5: Voto troppo duro? Arrivato per fare classifica e giocarsi il successo, parte bene ma crolla con il passare dei giorni, pur mostrando sprazzi di grandi qualità. È giovane e sappiamo tutti che avrà tempo per vincere e arrivare più in alto. In questa Tirreno, però, non arriva né il risultato né, anche per sfortuna, lo spettacolo che ha regalato in altre occasioni. La crisi sul Monte Carpegna lo manda fuori dalla classifica generale, in una corsa in cui si era abbastanza risparmiato, eccezion fatta per un tentativo di allungo in discesa verso Bellante. Certo, il suo bell’attacco verso Fermo ha avuto sorte avversa per il problema nell’indicazione di percorso, ma non ha mai dato l’impressione di poter vincere questa settimana, eccezion fatta per il secondo posto (dietro un imprendibile Ganna) nella cronometro d’apertura.

Rigoberto Uran (EF Education – EasyPost), 5,5: Contrariamente a molti rivali è all’esordio stagionale, trovandosi così in ritardo di condizione per un effettivo confronto diretto. Il suo piazzamento finale non è certo memorabile, ma dimostra una buona crescita con il passare dei giorni, per una risposta nel complesso comunque non proprio da buttare. Da rivedere magari.

Miguel Angel Lopez (Astana Qazaqstan), 5: Il colombiano non riesce mai a essere protagonista e sprofonda anche nella tappa di Carpegna. Dopo la buona prestazione alla Vuelta a Andalucia, non proprio un passo in avanti per la sua stagione, anche se il percorso non sembrava il migliore per le sue qualità.

Elia Viviani (Ineos-Grenadiers), 5: Non una settimana fortunata per il veneto, che non trova mai lo spazio giusto. Rimane imbottigliato a Sovicille, chiude nono a Terni ed è poi costretto ad abbandonare la corsa prima di avere un’altra occasione. Vedendo il suo inizio di stagione era lecito aspettarsi qualcosa di più. Forza Elia, la stagione è ancora lunga.

Pascal Ackermann (UAE Team Emirates), 5: Quanto gli manca un treno organizzato. In una squadra costruita intorno a Pogacar, il tedesco non riesce a organizzare uno sprint fatto bene e ottiene un solo piazzamento degno di nota, il sesto posto a Terni. Troppo poco per un velocista della sua caratura e con le sue qualità.

Michael Matthews (Team BikeExchange – Jayco), 5: Il percorso non era forse il più adatto a lui, ma quando uno con le sue caratteristiche non entra mai nei dieci c’è un problema. Se solitamente si fa comunque vedere, in questa settimana tra i due mari non lo si vede invece mai.

Alexander Kristoff (Intermarché-Wanty-Gobert), 5: Aveva alcune buone occasioni e dopo il buon inizio di stagione ci si aspettava potesse raccogliere qualcosa di più da una corsa in cui comunque bisogna mettere in conto anche un po’ di sfortuna.

Richard Carapaz (Ineos-Grenadiers), sv: Non si presenta in una condizione in grado di permettergli di lottare ed è costretto ad abbandonare dopo la prima tappa con delle salite, già staccato in classifica generale.

Jakob Fugslang (Israel Start-Up Nation), sv: Arrivato alla Tirreno dopo aver contratto il coronavirus, è impossibile dare un voto alla sua corsa. Ha bisogno di tempo per recuperare la condizione.

Simone Consonni (Cofidis), sv: Arriva con buone ambizioni e raccoglie qualche piazzamento che ne conferma la competitività, poi il ritiro anticipato impedisce un effettivo bilancio finale.

Mark Padun (EF Education – EasyPost), sv: Già capace di vincere alla sua corsa di esordio con la nuova maglia in Spagna, ci si aspetta che possa essere animatore della corsa in salita, ma la dea bendata ci mette lo zampino e deve lasciare la corsa anzitempo.

Peter Sagan (TotalEnergies), sv: Dopo aver mostrato qualche segnale di ripresa con un buon terzo posto è costretto al ritiro per qualche problema gastrointestinale il terzo giorno.

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